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L’emergenza costante e l’incapacità di Ama di pianificare il futuro: i tavoli aziendali come sintesi di una crisi.

Dopo una fase in cui, complici l’emergenza e le necessità aziendali, si erano riattivate in modo efficace le relazioni industriali in Ama, gli ultimi tavoli hanno visto un impantanamemto del confronto. Dobbiamo ammettere che, dopo la sigla del verbale con cui di fatto si concordava finalmente di riaprire il tavolo sui fabbisogni di personale e sul piano assunzionale (per leggerlo clicca qui) e le rappresentanze sindacali dichiaravano la propria indisponibilità ad assecondare questa tendenza della direzione a chiedere reperimenti di personale che attingono sempre e comunque dalle zone per tappare i buchi, non ci aspettavamo di ricevere altre richieste in questa direzione. Almeno non fino a quando non sarebbe stato chiaro se e quando Ama potrà assumere.

Il tavolo di oggi – punti all’ordine del giorno Uis/Tor di Quinto, sperimentazione Rfid e officine – si è di fatto concentrato proprio sulla richiesta di un reperimento per meccanici (che si aggiunge a quelli preannunciati ai tavoli precedenti per cimiteri e patrimonio, e a quelli prevedibili sui capi intermedi) e all’ennesima estemporanea proposta di accorpamento per la Uis. E dire che su quest’ultimo argomento si era stabilito di riaprire il confronto solo di fronte a un progetto aziendale e che sulle officine da un anno si attende di discutere dei fabbisogni del settore (dopo la riapertura lampo del tavolo e la chiusura immediata a causa della richiesta della direzione di un approfondimento sui numeri da essa stessa forniti), da oltre due della sua riorganizzazione. Sullo sfondo della discussione mai davvero aperta su un settore così strategico per la capacità di Ama di aumentare i mezzi su strada, l’irrisolta questione dell’officina Salario, chiusa dallo Spresal e su cui si attende di vedere un progetto per il futuro, non essendo realisticamente praticabile l’opzione di un’autorimessa così importante priva di un presidio manutentivo efficace.

A rendere lo smacco ancora più cocente per il settore, la premessa dell’azienda: il reperimento serve ad efficientare la spesa per gli appalti, serve una soluzione all’annosa questione dei meccanici senza mansioni e una maggiore copertura dei turni notturni (su cui non si motiva però la necessità aziendale, a nostro avviso insussistente). Due argomenti, i primi, più volte sollevati dalle rappresentanze sindacali e su cui sono state avanzate proposte inascoltate (nel nostro documento programmatico del 2019 ne trovate alcune). Appare poi bizzarro che a chiedere l’ennesimo reperimento sia la stessa azienda che pochi anni fa rimandò nelle zone dei meccanici formati ma a cui non veniva concesso il livello corrispondente alle mansioni assegnate.

Per completare un quadro niente affatto positivo restano le mancate risposte sui tavoli ancora da aprire: il succitato tavolo su fabbisogni e piano assunzionale (senza il quale questi reperimenti appaiono solo come un ulteriore depauperamento delle zone, soggette a costanti sottrazioni di forza lavoro nonostante le note carenze); il tavolo sugli impianti; quello sempre più urgente per discutere delle prescrizioni dello Spresal su Pap e servizio base; quello sui cimiteri; quello sugli impiegati di zona.

Solo per citare i più urgenti.

La domanda, dopo le troppe convocazioni prive di passi in avanti, sorge spontanea: ma questi tavoli, fatti così, senza mai un dato scritto nero su bianco, un progetto, una proposta che guardi al futuro aziendale, ci servono davvero?