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Ama, tempo scaduto: il 20 aprile sciopero per difendere la salute di chi lavora

“Gravi eventi lesivi della sicurezza e incolumità dei lavoratori”

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“Sarà ancora lunga l’emergenza. Non possiamo permetterci questa inefficienza. Dopo decine di riunioni e un accordo non rispettato, dopo più di un mese di risposte evasive di Ama sulla salute e sicurezza di migliaia di dipendenti che hanno a che fare con la spazzatura in un periodo di pandemia, proclamiamo lo sciopero dei lavoratori per il prossimo lunedì 20 aprile, per “gravi eventi lesivi della sicurezza e incolumità dei lavoratori”. Tutti i passi avanti sono stati conquistati da lavoratori e sindacati. Ma è intollerabile essere presi in giro sulla vita delle persone, che continuano a operare in condizioni inadeguate di sicurezza, mentre l’amministratore unico dell’azienda, Stefano Zaghis, dichiara trionfalmente tutto il contrario”.

E’quanto dichiarano, in una nota congiunta, i Segretari Generali di Fp-Cgil, Fit-Cisl e Fiadel di Roma e Lazio, Gian Carlo Cenciarelli, Marino Masucci e Massimo Cicco, a seguito della proclamazione dello sciopero fatta congiuntamente dalla Rsu aziendali e dalla sigle sindacali, aggiungendo che “l’astensione riguarderà tutti i turni di lavoro con inizio nell’arco della giornata del 20 aprile e conseguentemente, saranno garantiti soltanto i minimi di servizio. Dopo la morte di un dipendente di Ama, e con un altro lavoratore in gravi condizioni, a tutt’oggi mancano misure efficaci per salvaguardare la salute dei lavoratori e non sono stati rispettati i punti dell’accordo siglato lo scorso 3 aprile; a tutt’oggi resta la chiusura delle docce per i lavoratori, effettuata in modo unilaterale dall’azienda e senza alcun parere medico-scientifico; ai lavoratori, che corrono particolari rischi biologici, viene data una sola mascherina monouso FFp2 e FFp3, e in seconda battuta KN95 a settimana, da utilizzare per sei interi turni di lavoro. Non sono temi su cui si può scherzare”.

“E’vergognoso – concludono – che la salute pubblica, e quella di oltre 7mila famiglie, sia messa quotidianamente a repentaglio, tutto ciò nel silenzio assordante delle istituzioni”.

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