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Apertura sedi – le nostre considerazioni per fronteggiare l’emergenza sanitaria

I documenti fino ad oggi prodotti dall’Ente, in ottemperanza dei DPCM emanati dal Governo in materia di contenimento epidemiologico da COVID-19, non c’è dubbio, hanno ottenuto l’obiettivo di salvaguardare la salute di lavoratrici e lavoratori.

L’ultimo DPCM, quello del 26 aprile, limita il suo intervento alle raccomandazioni in materia di “Misure del contenimento del contagio per lo svolgimento in sicurezza delle attività produttive industriali e commerciali”, per le tipologie di attività abilitate all’apertura, ampliate in lieve misura rispetto a quelle già attive e dispone, per Regioni e Comuni, di organizzare il trasporto pubblico.

Gli unici riferimenti al personale in forza alle Amministrazioni Pubbliche confermano la modalità secondo la quale svolgere il proprio lavoro: lo smart working rimane lo strumento necessario a salvaguardare la salute di lavoratrici e lavoratori, utile a contenere l’epidemia in atto (comma 1 – lettera gg)). Lo ha confermato il Premier Conte nelle ore successive all’emanazione dello stesso DPCM e continua a confermarlo la conferenza governativa giornaliera durante la quale si fa la conta dei contagi, dei guariti e dei deceduti che, nel loro complesso, iniziano ad essere positivi nei numeri solo grazie al rispetto di rigide regole che fino ad oggi sono state rispettate dalla popolazione.

Per le ragioni di cui sopra, nella previsione che alcune attività industriali, commerciali e amministrative potranno intensificare la loro produzione di beni e servizi, il Governo insieme a CGIL, CISL e UIL e gli Enti che sul territorio nazionale si occupano di salute e sicurezza sul lavoro, hanno prodotto documenti e protocolli per dare indicazioni ulteriori, sul contenimento del contagio da COVID19.

Lo ha fatto la Regione Lazio, con l’Ordinanza del Presidente nr. 6838 del 30/04/2020 in ottemperanza al DPCM del 26/4/2020 che invita aziende ed Enti, anche attraverso la figura del mobility manager, al contenimento del contagio mitigando i picchi nell’utilizzo del trasporto pubblico e, al punto c) dell’art. 2, raccomanda massimo ricorso allo smart working.

Lo ha fatto l’INAIL, che in base al “Decreto Cura Italia” definisce il contagio da coronavirus in ambito di lavoro “infortunio per il quale il dipendente riceve la copertura assicurativa”, ha emanato documenti con proprie considerazioni secondo le quali contenere il contagio; ha proceduto inoltre a stilare una classifica secondo la quale identificare il grado di rischio di contagio per ogni attività (Pubblica Amministrazione = rischio MEDIO/ALTO).

Il datore di lavoro è pertanto esposto, secondo quel grado, alla responsabilità penale per i reati di lesioni ai sensi dell’art. 590 c.p. e omicidio colposo ai sensi dell’art. 589 c.p., aggravati dalla violazione delle norme antinfortunistiche, laddove non abbia adottato le misure necessarie a prevenire il rischio di contagio, cagionando così la malattia o morte del lavoratore.

Lo ha fatto il Ministero della Pubblica Amministrazione con la proroga e sospensione dei termini amministrativi, rinviandola al 15 di maggio.

Lo ha fatto il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali insieme a CGIL, CISL e UIL il 24 aprile 2020, che in un protocollo condiviso hanno indicato le misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus da COVID-19. Sul documento, nella premessa, si raccomanda che “la prosecuzione delle attività produttive può avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle lavoratrici e ai lavoratori adeguati livelli di protezione. La mancata attuazione del protocollo determina la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza” mentre il punto 8 riporta che “il lavoro a distanza continua ad essere favorito anche nella fase di progressiva riattivazione del lavoro in quanto utile e modulabile strumento di prevenzione […].

Sulle date della ripartenza indicate da più parti, c’è discordanza: apprendiamo in questi giorni che la “fase 2”, in realtà non è null’altro che il proseguo di quella precedente e che l’unica data certa presente in un documento ufficiale, al momento, è quella del 31 luglio riportata nella Delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020 – “Dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili. (20A00737)”, che indica la presunta fine dell’emergenza.

LE NOSTRE PROPOSTE

Per lavoratrici e lavoratori

Riteniamo necessario rispondere alle esigenze oggettive, come già ricordato nella nostra nota 686 del 23 aprile, a coloro che per effetto della chiusura anticipata delle scuole, hanno bimbe e bimbi a casa da non poter collocare in altro modo.

Per gli uffici 

Riteniamo necessario stabilire quali siano, in egual misura per tutto l’Ente, le attività indifferibili che dovranno essere espletare “in presenza”, in deroga all’art. 1 lettera t) del DPCM del 26/4/2020 (vedi anche punti 8 e 10 del protocollo condiviso con Cgil, Cisl e Uil);

A titolo esemplificativo e assolutamente non esaustivo, al fine di gestire la presenza di persone all’interno delle strutture e vista la necessità di uniformare comportamenti per un maggiore controllo, riteniamo si dovrà procedere a:

– Areazione degli ambienti nella sede di Viale G. Ribotta: valutare la possibilità di poter aprire le finestre e conoscendo la particolarità dell’edificio, chiediamo all’Ente di stabilire modalità e procedure secondo quanto previsto  rapporto dell’ISS aggiornato ad aprile 2020;

– Istruire chiunque entri negli edifici sull’uso dei guanti indossati nel tragitto per raggiungere le sedi di lavoro della Città Metropolitana di Roma Capitale (vanno tolti per evitare eventuali contagi dall’esterno e le modalità secondo le quali procedere);

– Trattamento dei rifiuti: la presenza all’interno dell’Ente dovrà tener conto dei rifiuti nei quali potrebbero essere conferiti materiali contenenti sostanze organiche, potenzialmente infette (fazzoletti di carta, guanti utilizzati all’esterno delle sedi, etc…);

– Assicurare la convivenza per tutte e tutti nelle sedi di lavoro (Palazzo Valentini, Sede di Viale G. Ribotta, i distaccamenti di Polizia Locale Metropolitana, e il personale che opera in viabilità sulle strade) con la fornitura di dispositivi di sicurezza adeguati per tipologia e quantità come quelli consegnati ai Comuni nei giorni scorsi (tipo KN95);

– Personale nelle stanze: regolamentare la presenza in modo che ci siano due persone per stanza in quelle più grandi e una persona per stanza in quelle piccole;

– Procedere con test sierologici come accade al Comune di Roma Capitale, Ente dove la nostra stessa Sindaca pro tempore in una lettera ( 2228 del 30 aprile 2020) ha avvisato i ventitremila dipendenti che, su base volontaria, potranno sottoporsi ai test;

– Fissare regole necessarie all’uso degli ascensori, sia agli sbarchi di ogni piano sia all’interno degli stessi. Tener presente che nonostante si potrà usufruire di orari flessibili, non è escluso si formino file per accedere alle cabine nelle quali, anche il numero di persone, sarà calmierato. L’attesa, inevitabilmente, creerà file sui corridoi che intralcerebbero il passaggio di chi dovesse usufruire della toilette o della fotocopiatrice di piano;

– Prevedere, per chi vorrà usufruire delle scale, le modalità con le quali accedere;

– Ove possibile considerare tenere le porte aperte (quelle dei corridoi in corrispondenza delle scale antincendio, quelle degli ambienti dei bagni che affacciano sui corridoi, per evitare il più possibile la necessità di maneggiare maniglie);

– Stabilire la frequenza della pulizia dei bagni assicurandosi che il personale delle pulizie cambi, ad ogni passaggio/bagno, i panni per pulire;

– Valutare se alcuni arredi siano adeguati per affrontare questo periodo (sul coperchio basculante dei secchi che si trovano nei bagni, capita di vedere carta che non viene fatta scendere nell’apposito recipiente, rimane sulla bascula e, come accennato sopra, potrebbe contenere materiale organico infetto);

– Buvette: (quando sarà possibile aprire i punti ristoro) prevedere per il personale tutti gli accorgimenti affinché possa svolgere in sicurezza il lavoro sia propria che degli avventori, nel rispetto delle norme vigenti. Regolamentare gli accessi e la fuoriuscita dai locali, in particolare allo sbarco degli ascensori al terzo piano.

– Punti ristoro (aree break a Viale G. Ribotta) o comunque qualunque punto dove sono installare le macchinette distributrici: regolamentare gli accessi;

– Monitoraggi finalizzati alla verifica di criticità che dovessero insorgere

Mezzi pubblici

Considerare i disagi per gli spostamenti da/per l’ufficio: oltre a quelli rilevati dalle prove di transito e accesso in alcune stazioni della metropolitana fatte dall’ATAC, è cronaca dai TG nei giorni scorsi, non è trascurabile l’impossibilità dell’uso della navetta per il trasporto del personale da/per la metropolitana.

A tal proposito si ricorda che in occasione dell’ultima nevicata a Roma, le linee ATAC che servono la zona dei nostri uffici vennero dismesse per intensificare il numero di vetture in altre in zone, ritenute di maggior movimento, lasciando lavoratrici e lavoratori nell’impossibilità di raggiungere gli uffici di Viale G. Ribotta. E purtroppo non è un’ipotesi troppo remota, viste le dichiarazioni lette su alcune testate giornalistiche online, dalle quali si evince la carenza di mezzi per la necessità di dimezzare le persone su ogni vettura.

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