Martedì 12 maggio alle 17.00 il terzo appuntamento di #IoRifletto, il ciclo di incontri on line organizzati dalla Fp Cgil Roma e Lazio per affrontare il tema della violenza di genere.
Qui il link per collegarsi:
https://meet.jit.si/FPCGILROMALAZIO-IORIFLETTO
Martedì 12 maggio alle 17.00 il terzo appuntamento di #IoRifletto, il ciclo di incontri on line organizzati dalla Fp Cgil Roma e Lazio per affrontare il tema della violenza di genere.
Con Sara Pollice, Socia Befree dal 2014, operatrice antiviolenza e socia fondatrice dell’associazione Le Funambole, e Marta Bonafoni, consigliera regionale del Lazio, faremo il punto sulla funzione dei centri antiviolenza*, sullo stato della rete dei servizi connessi, partendo da un’analisi delle fasi e complessità delle relazioni intime in cui avviene un abuso e del perché è così difficile per le donne che subiscono violenza uscire dalle relazioni abusanti, quindi cosa possono fare – al di là della rete di assistenza e delle operatrici e operatori sociali – le persone vicine alle vittime di abusi, ovvero chiunque attraverso il suo lavoro entri in contatto con una donna che subisce violenza.
Modera l’incontro Fiorella Puglia, Cgil di Roma e Lazio.
La complessità della relazione di abuso è stata da tempo acquisita dal movimento femminista e riportata nella pratica dei centri antiviolenza, ambito in cui Befree e Le Funambole operano e ne sono centrali.
Perché la pratica di sostegno non è prerogativa esclusiva delle operatrici dei centri antiviolenza: chiunque entra in contatto con una donna che subisce violenza può intervenire a suo sostegno. È importante sentirsi coinvolti/e, non tirarsi indietro e attivare la rete di sostegno. Solo così si può sperare di attuare un cambiamento culturale fondamentale perché l’humus che sostiene la violenza si ritiri, sostituito da un intreccio di relazioni sane e di sostegno reciproco.
La violenza è una questione pubblica, sociale, l’aspetto più estremo di un terreno culturale che vuole le donne marginalizzate nella loro funzione pubblica, che non consente loro di smarcarsi da ruoli predeterminati, mantenendo nell’insieme un’architettura sociale e lavorativa a loro svantaggio. Motivo per cui oggi, nella crisi generata dalla pandemia, sono le donne a essere più colpite: in un quadro dove l’occupazione femminile è minore rispetto a quella maschile, sono interessate in maggior numero alla perdita di occupazione e con maggiore accesso alla cassa integrazione.
Parlare della relazione violenta vuol dire andare oltre la narrazione pubblica che si tratti di fenomeno privato e che per un improvviso “raptus” possa avvenire l’uccisione di una donna. Non possono essere “complici” del crimine che loro stesse subiscono, come subdolamente una parte consistente di sentenze tende a confermare. Servono interventi efficaci che partano da questo assunto per affrontarla e superarla.