270 lavoratori, per anni impegnati a Roma nel servizio di raccolta porta a porta delle utenze non domestiche per conto di Ama, vengono scaricati dall’azienda e dalla Giunta Raggi, che li ha utilizzati per sostenere la propaganda sulla raccolta differenziata e adesso, per fare cassa, li mette in strada. Una crisi sociale causata da azienda e Comune di Roma. I lavoratori pagano per un appalto voluto dalla Sindaca, con enormi criticità sin dall’inizio, gestito in modo disastroso.
Il paradosso è che il personale in Ama serve. Ed esistono tutti gli strumenti normativi per internalizzare i lavoratori, insieme al servizio. Altrimenti, sempre per la coperta corta, altri servizi saranno scoperti.
E ne va del decoro della città, già messo a dura prova dall’assenza di progettualità e impianti.
Con il lavoro si vive. Con questa raccolta fondi, sosteniamo la battaglia dei lavoratori e delle loro famiglie, per permettere loro di sopravvivere in questi mesi di lotta: per ristabilire un principio di giustizia e richiamare istituzioni e aziende pubbliche alla responsabilità che dovrebbe guidarle.
Un principio di responsabilità sociale che va reso prassi, per evitare che altre centinaia di lavoratori in futuro subiscano lo stesso trattamento e affinché il sistema degli appalti la smetta di essere un macchina da macelleria sociale.
I dati sulla raccolta fondi e il dettaglio sull’utilizzo delle somme raccolte verranno resi pubblici e le organizzazioni sindacali territoriali responsabili della vertenza (Cgil, Cisl e Fiadel) si faranno carico di renderli noti.
Farlo è semplicissimo, segui le indicazioni qui: