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Lavoratori di Villa Fulvia protestano davanti alla Asl Roma 2. Al presidio anche le famiglie di bambini in attesa di terapia.

Cgil Cisl Uil: “Difendiamo occupazione e salari. Impensabile disperdere professionalità e competenze: è oltraggio ai bisogni di salute delle persone”

 La protesta delle lavoratrici e dei lavoratori della casa di cura Villa Fulvia fa il bis. Ma con una novità importante che rende chiarissima la situazione degli interessi in campo: questa mattina, infatti, al presidio degli operatori di fronte alla sede della Asl Roma 2 è presente anche una delegazione dei genitori di bambini in attesa di terapia. Alle bandiere di Cgil Cisl Uil si sono aggiunti i cartelli delle famiglie dei piccoli utenti, a segnare la piena vicinanza alla mobilitazione dei lavoratori, ma soprattutto a manifestare la portata dei bisogni di salute della collettività: “inclusione e non esclusione”, “tutela dei progetti dei nostri figli”, “basta tele-riabilitazione”, “150 bambini vittime del Covid insieme ai loro terapisti”. Così si legge nei messaggi indirizzati dalle famiglie all’azienda sanitaria e alla Regione Lazio, con riferimento alle terapie dei bambini sospese il 15 marzo a causa del Covid e riprese il 18 maggio ma solo nella poco efficace modalità di tele-riabilitazione. Per di più con lo spettro di un futuro di completa incertezza, data l’ipotesi sempre più concreta di sospensione dell’accreditamento, se non di chiusura vera e propria della struttura di Villa Fulvia.

“E’ impensabile mettere a rischio un patrimonio di professionalità e competenze che gli stessi utenti ritengono indispensabili, tanto da spingerli a scendere in piazza con i lavoratori”, dichiarano Claudio Maggiore, Sergio Pero e Dante Armati – responsabili territoriali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio – a margine del presidio di oggi. “Operatori, bambini e famiglie non devono pagare il prezzo di errori organizzativi e gestionali rispetto ai quali non hanno alcuna responsabilità. Licenziare lavoratori così qualificati, che peraltro nel volgere di poche settimane politica e management hanno fatto passare da “eroi” a “fis-occupati”, cioè a cassaintegrati a carico del Fondo integrazione salari, è profondamente immorale. Ma è anche un oltraggio vero e proprio ai danni della collettività e delle esigenze di cura e assistenza delle persone”.

“Tutti i lavoratori di Villa Fulvia devono essere tutelati”, tuonano i sindacalisti. “I dipendenti diretti dell’azienda, così come le lavoratrici e i lavoratori delle cooperative e i lavoratori autonomi con contratti di lavoro nei reparti e nei servizi della struttura sanitaria, devono avere garanzia di occupazione e retribuzione, tanto per la professionalità dimostrata e per il sacrificio sostenuto durante l’emergenza, quanto perché il sistema sanitario regionale, e soprattutto i cittadini, non possono fare a meno di loro”.

“Ora ci aspettiamo che si dia seguito all’impegno preso dalla Regione con Cgil Cisl e Uil per affrontare i casi come questo di crisi delle strutture sanitarie private nella fase post-Covid”, sottolineano Maggiore, Pero e Amati. “Va definito e reso vincolante per le strutture il meccanismo di salvaguardia per i lavoratori in caso di revoca dell’accreditamento o di chiusura, assicurando attraverso il ricollocamento la continuità occupazionale e salariale a infermieri, oss, tecnici, terapisti, ostetriche, professionisti e amministrativi”.

“La nostra mobilitazione non si fermerà”, concludono i responsabili territoriali delle federazioni di categoria. “Moltiplicheremo le in iniziative di protesta e sensibilizzazione, fin quando non avremo tutte le garanzie su lavoro e stipendi per tutto il personale di Villa Fulvia”.

Il comunicato precedente sul presidio di ieri 21 luglio