Cresce protesta per il rinnovo del contratto nazionale della sanità privata accreditata.
Domani, 1 settembre 2020, le lavoratrici e dei lavoratori della sanità privata del Lazio saranno in presidio di fronte alla sede Aris a Roma, Largo Sanità militare, dalle 10 alle 13.
Le sigle nazionali di categoria Cgil Cisl Uil hanno proclamato lo sciopero generale per il 16 settembre, dopo le infamanti accuse e i tentativi di scaricare sui sindacati le responsabilità del mancato rinnovo contrattuale.
“Dopo 14 anni di attesa e una preintesa sottoscritta e poi ritirata dai datori di lavoro, pretendiamo la ratifica del nuovo Ccnl. La protesta di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio non conosce sosta e domani invitiamo anche i cittadini ad assistere alla rappresentazione di una sanità privata “alla frutta”. Gli imprenditori della sanità privata non operano in un libero mercato, ma in un sistema protetto finanziato dalla Regione Lazio a cui chiediamo di mettere fuori dal servizio sanitario regionale chi non rispetta i lavoratori. Si tratta di un settore che nel Lazio garantisce il 40% della prestazione sanitarie pubbliche e che, per le Rsa e centri di riabilitazione, arriva a coprire oltre il 90% delle prestazioni. Gli imprenditori sanitari prendono risorse pubbliche per le attività, i rinnovi contrattuali sono garantiti per il 50% da Ministero e Regioni: continuano a spostare la sottoscrizione del contratto, smentendo se stessi e ostinandosi a non riconoscere ai lavoratori adeguamento salariale e avanzamento di diritti. Una vergogna”, affermano i segretari generali Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio, Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini.
La manifestazione si svolgerà nel pieno rispetto delle norme anti-Covid, ma sarà aperta ai cittadini, con forme di manifestazione pacifica che rappresenteranno lo stato d’animo dei lavoratori, ormai esasperati, scegliendo simbolicamente l’anguria come frutto estivo per antonomasia. ” Chi fa profitto con risorse che sono dei cittadini, deve essere trasparente e rispettare chi opera per loro e garantisce, come i colleghi pubblici, le prestazioni sanitarie. Con la stessa professionalità e passione, ma con minori diritti e salari fermi da 14 anni. Vogliamo rendere chiaro a tutta la comunità che la questione del contratto non è solo un problema dei lavoratori, ai quali si nega il diritto al salario, alle tutele e al riconoscimento professionale, bensì una questione che riguarda i bisogni di salute di tutti: se la sanità accreditata si ferma, si ferma tutto il sistema. E non possiamo permetterlo”.
“La Regione Lazio deve prendere in mano la situazione in maniera incisiva”, aggiungono i segretari, “dando risposta immediata a un sistema di accreditamento finora troppo fragile e troppo sbilanciato dal lato del profitto. Serve un’azione chiara e netta: niente accreditamenti con il servizio pubblico per chi non rispetta la dignità dei lavoratori e non rinnova i contratti. Non c’è alternativa: continueremo a lottare fino alla firma definitiva del contratto”, concludono Cenciarelli, Chierchia e Bernardini.