“Grande partecipazione allo sciopero nazionale della sanità privata accreditata, che oggi in piazza a Roma, sotto la sede di Aiop Lazio, ha visto la partecipazione di tantissimi lavoratori e lavoratrici, in pieno rispetto delle norme anti-Covid, per mettere fine alla vergogna di un contratto negato da 14 anni. Ma dai datori di lavoro ancora nessuna certezza: nonostante la delibera di ieri, con la quale la Regione Lazio si è impegnata a garantire il 50% del costo del rinnovo, Aiop Lazio, pur riconoscendo l’importanza del provvedimento regionale, si è rifiutata di prendere una posizione chiara sulla firma definitiva del contratto, rimandando tutto a quanto accadrà nella loro assemblea nazionale. Noi non accettiamo che i lavoratori continuino ad essere utilizzati come ostaggi”. Così Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini – segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio – dopo che una delegazione dei lavoratori è stata ricevuta dal direttore di Aiop Lazio.
“La nostra mobilitazione andrà avanti ancora più forte. La firma su questo contratto la pretendiamo per i lavoratori e per i servizi alla salute”, continuano i segretari generali. Tanti i messaggi che i lavoratori hanno mandato dalla piazza, contro la vergogna di Aris e Aiop che continuano a negare la ratifica della preintesa siglata a giugno con Cgil Cisl e Uil: “La salute non si rapina”, “14 anni rubati”, e un esplicito “invito” alle parti datoriali, la gigantografia di un assegno in bianco, portata a mano dai segretari delle tre federazioni di categoria alla presidente dell’Aiop Lazio, con un provocatorio accredito da parte dei lavoratori per sostenere la richiesta di una firma immediata sul rinnovo del Ccnl, come a dire “dopo aver pagato il prezzo salatissimo della vostra avidità, dobbiamo pagarci anche il contratto?”.
“Si sta negando un diritto fondamentale a operatori che mandano avanti quasi la metà della sanità regionale, le stesse persone che ci hanno portato fuori dall’emergenza e hanno garantito la tenuta dei servizi sanitari nel momento di massima crisi, lasciando 25 mila famiglie in difficoltà economiche”, proseguono Cenciarelli, Chierchia e Bernardini. “Aris e Aiop continuano a dimostrare di essere pessimi datori di lavoro, mettendo al primo posto il profitto delle loro strutture e non la dignità dei professionisti che vi operano. Chi non firma i contratti e non rispetta i lavoratori va messo fuori dal sistema sanitario regionale. Basta accreditamenti e basta risorse pubbliche agli imprenditori che fanno i predoni con i soldi dei contribuenti”.
“Andremo avanti finché non otterremo il giusto salario, le giuste tutele per i lavoratori e regole certe nel sistema”, concludono i segretari di categoria. “Noi non ci fermeremo: il contratto va firmato”.
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