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Lilith Zulli – 7 dicembre 2020

Care colleghe e cari colleghi,

questo sciopero di mercoledì arriva in un momento critico e importante per il settore che seguo e in cui lavoro, quello del Ministero dei beni culturali. La crisi pandemica si è configurata per i beni culturali come un momento di presa di coscienza di una situazione che non poteva più reggere: il Mibact è allo stremo, servono assunzioni, serve sicurezza, serve il rinnovo del contratto. Non sono più condizioni opzionali, ma condizioni essenziali per mantenere attive le funzioni istituzionali di questo ministero, quelle di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano.

Nel MiBACT quest’anno le unità in servizio sono 13 mila, 6mila in meno rispetto all’organico teorico previsto, e A fine 2021 scenderanno a poco più di 9mila. Ci troveremo a non poter assicurare l’apertura in sicurezza di musei, aree archeologiche, biblioteche, archivi, in un momento in cui la crisi pandemica ci imporrebbe semmai la necessità di aumentare le unità dei servizi di accoglienza e vigilanza degli istituti della cultura.

Ci troveremo in breve tempo a non poter più assicurare la tutela del territorio e la valorizzazione del patrimonio. Nel Lazio la situazione è drammatica: voglio ricordare alcuni numeri perché si capisca quanto tutela, fruizione e valorizzazione siano pesantemente sulle spalle di pochi lavoratori

Il Museo di Civitavecchia conta 8 unità

La Biblioteca Angelica 12 unità

La Soprintendenza archivista e bibliografica del Lazio 11 unità

Il museo di Cerveteri e la Necropoli della Banditaccia 12 unità

LA DG Sicurezza del Patrimonio 6 unità

L’ICAR, centrali archivi 5 unità

Parco archeologico dell’Appia 46 totali, 19 vigilanza, 7 siti

Sono numeri impressionanti

Questo sta generando una situazione insostenibile per le professionalità tecniche e amministrative, oppresse da un carico di lavoro eccessivo, con conseguenze importanti sulla conciliazione dei tempi vita-lavoro, come l’impossibilità di fruire delle tutele connesse alla genitorialità per tenere fede ai propri impegni di dipendente pubblico. Condizioni di lavoro che talvolta lo smart working ha perfino peggiorato perché, in assenza di una regolamentazione omogenea per tutta la PA, in assenza di un confronto della Ministra Dadone con le parti sociali, il diritto alla disconnessione sembra essersi perso nel nulla, nella necessità di dirigenti e amministrazioni di non rimanere mai indietro, di produrre atti e decreti nei tempi previsti, ma con la metà del personale.

Scioperiamo perché siamo al collasso: servono assunzioni, serve nuovo e più personale. Chiediamo un piano di assunzioni straordinarie, su tutte le professionalità. In moltissime realtà del MiBACT le amministrazioni mettono una toppa ai bisogni interni assumendo personale precario tramite la società in house o appalti a imprese private o, peggio, attraverso un uso distorto del volontariato. Questi lavoratori sono per lo più senza tutele, precari, con contratti variegati e salari bassissimi. La pandemia ha dimostrato quanto è cruciale la cultura per il Nostro Paese ma anche quanto era fragile tutto il sistema dell’indotto e dei privati intorno ai beni culturali. Pensiamo ai lavoratori privati del Colosseo, tutti in cassa integrazione ora e alle guide turistiche, completamente ferme e senza ammortizzatori sociali da mesi

anche per questo Noi Chiediamo nuove assunzioni: affinché si allarghi la possibilità di avere garanzie a un numero maggiore di persone, affinché la cultura sia un sistema di diritti e lavoro sicuro per sempre più individui.

Il lavoro pubblico in questo anno difficile non si è mai fermato, i lavoratori pubblici hanno dimostrato di essere un valore sociale, la chiave di un sistema di servizi alla cittadinanza universali e democratici. Lo hanno fatto con la propria strumentazione tecnologica, pc, cellulari, qualcuno ha usato il telefono fisso e continua a ricevere a casa le telefonate dagli utenti. Mentre il dibattito pubblico si concentrava solo sulla Netflix della cultura e sulla messa in campo degli account social dei grandi musei, i lavoratori del Ministero continuavano a portare avanti tutte le attività, tutte.

Voglio citarne alcune, tra quelle meno immediate e intuibili:

  • I cantieri, tra i quali quelli per la Metro C, che non si sono fermati neanche durante il lockdown
  • La concessione delle occupazioni di suolo pubblico
  • Manutenzione del verde per le aree archeologiche e i giardini storici
  • La concessione dei crediti d’imposta e i benefici straordinari per imprese dello spettacolo dal vivo e del cinema e gli operatori del turismo

Al MiBACT le amministrazioni non erano del tutto pronte né al lavoro agile né alle riaperture successive al lockdown, alcune funzioni hanno iniziato a essere digitalizzate solo negli ultimi, penso per esempio a tutti i repertori e agli archivi cartacei. Chiediamo una organizzazione del lavoro sia davvero smart, ma per arrivare a questo, abbiamo necessità di un nuovo contratto collettivo e di riformare l’ordinamento professionale. Le professioni culturali sono, oggi, tra quelle meno riconosciute sia ella nostra società sia dal punto di vista salariale, nonostante esse richiedano un livello specialistico tra i più alti, talvolta post-universitario, e una formazione continua che spesso è carico del lavoratore stesso. Chiediamo un aumento contrattuale dignitoso, adeguato al grado di specializzazione e innovazione. E chiediamo dei processi di formazione stabili e strutturati, che non ricadano sulle spalle dei professionisti o su logiche di mutuo soccorso tra lavoratori.

Ed è anche per questo che Scioperiamo. per riportare al centro del dibattito di questo paese le politiche culturali e l’importanza di una gestione pubblica delle politiche culturali. “L’arte – come ci ricorda Arnheim – non é un’isola, serve a capire il mondo”. L’arte e la cultura sono necessari alla nostra formazione di individui e cittadini liberi, soprattutto in un momento così difficile e delicato. Ed è per questo che si è parlato molto di accesso gratuito e universale ai musei e al patrimonio: tutto questo si costruisce con investimenti, con risorse importanti, riconoscendo alla cultura e ai beni culturali il ruolo essenziale che hanno nel rinnovamento della società e della democrazia.

E allora che sia uno sciopero anche per a cultura! e con grandi adesioni per tutta la PA!  

Buon lavoro e buono sciopero a tutti noi!