Lo scorso 7 aprile è stato pubblicato dall’Istituto Centrale per il Restauro l’ennesimo avviso pubblico per la selezione di un’associazione di volontariato per attività di accoglienza e assistenza al pubblico.
“E’ solo uno dei moltissimi bandi con cui gli istituti del Ministero della Cultura, sotto la maschera del volontariato, cercano di riempire vuoti di organico in vari settori, dall’accoglienza e vigilanza fino ai servizi amministrativi”, denuncia la Fp Cgil Roma e Lazio.
“Si tratta di lavoratori a tutti gli effetti, con compiti precisi e un piano di presenze o turnazioni da rispettare – precisa il sindacato – ma immessi all’interno del sistema in forma anomala, unicamente seguendo la logica del risparmio. Nei casi peggiori, si arriva al paradosso di effettuare selezioni per affidare lavoro gratuito: sono privi di contratto, privi di tutele, le loro collaborazioni non costituiscono titoli rivendicabili, non vengono formati e vengono retribuiti con un rimborso, erogato sulle spese sostenute o attraverso buoni pasto. E vengono impiegati in realtà importanti: siti con grande afflusso di pubblico come le Terme di Caracalla, il Parco di Ostia Antica, il Parco Archeologico dell’Appia Antica o musei autonomi come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna o il Museo delle Civiltà. A Roma e nel Lazio denunciamo da tempo il ricorso improprio ai volontari, e chiediamo soluzioni di lungo termine con assunzioni vere e procedure concorsuali pubbliche”
“Proprio in questi giorni la Commissione Cultura del Senato ha preso una posizione sul tema, riconoscendo la dignità del lavoro sancita dall’art.36 della Costituzione e indicando nell’uso distorto del volontariato una condizione di sfruttamento del lavoro: paragonati ai riders, per cui è unicamente grazie alla mobilitazione dei sindacati che si sta progredendo nel campo dei diritti e della contrattualizzazione, sono di fatto professionisti dei beni culturali, costretti a condizioni di lavoro ingiuste, senza tutele, con contratti variegati e salari bassissimi”, prosegue il sindacato.
“Chiediamo il ritiro di tutti i bandi di questo tipo che insistono sul nostro territorio e sentiamo il dovere di denunciare ancora una volta lo scandalo del lavoro non retribuito nei luoghi della Cultura, dove i volontari spesso svolgono le mansioni loro attribuite al fianco dei dipendenti dello Stato: chiediamo nuove assunzioni e vera occupazione affinché si allarghi la possibilità di avere più garanzie a un numero sempre maggiore di persone. Il lavoro alle dirette dipendenze dello Stato va potenziato, non è possibile tornare indietro a logiche che umiliano il valore del lavoro. Proprio ora che è centrale il tema delle assunzioni nella PA, che la fruizione dei luoghi della cultura è alle soglie della ripartenza è questo un cattivo esempio da eliminare. La pandemia ha mostrato quanto sia cruciale la cultura per il Nostro Paese, ma anche quanto fosse fragile tutto il sistema dell’indotto e dei privati intorno ai beni culturali, per cui sosteniamo le lotte e le vertenze collegate. È il momento di investire nel servizio pubblico affinché la cultura possa diventare un sistema di diritti e lavoro sicuro, per sempre più persone”, conclude.