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Fatebenefratelli, prosegue la protesta dei lavoratori. Cgil Cisl Uil: “CCNL non applicato e nessuna continuità al confronto sul cambio proprietà e il futuro dell’Ospedale. Il 23 in presidio, pronti ad arrivare allo sciopero”

La mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Ospedale Fatebenefratelli – San Giovanni Calibita va avanti.

Dopo che nei mesi scorsi abbiamo denunciato e aperto lo stato di agitazione in conseguenza del mancato confronto sul passaggio di proprietà, mentre da tempo il potenziale nuovo acquirente, il Gruppo San Donato, ha iniziato a frequentare l’Ospedale e iniziato a tutti gli effetti a conoscere le attività e parlare con primari, dirigenti e personale, con la protesta di maggio avevamo ottenuto un incontro, ma al confronto non è stata data alcuna continuità”, dichiarano Marilena De Feudis, Fp Cgil Roma Lazio, Antonio Cuozzo, Cisl Fp Lazio e Giancarlo Salmeri, Uil Fpl Roma e Lazio.

“Ancora una volta si manca di rispetto a lavoratrici e lavoratori che ogni giorno garantiscono servizi pubblici alla salute, hanno pagato in questi anni di tasca loro la crisi finanziaria, hanno affrontato come tutti l’emergenza pandemica, e ancora oggi non si vedono riconosciuti gli avanzamenti economici previsti dal contratto nazionale. E a tutto questo, nella paventata ipotesi di rimodulazioni delle attività a seguito dell’acquisizione, si aggiunge l’incertezza del posto di lavoro: Temiamo il taglio di 1000 dipendenti e decurtazioni salariali e su un tema così grave, si continua ad evitare il confronto”, proseguono i rappresentanti aziendali.

“La misura è colma: le modalità relazionali che l’Ospedale sta attuando nei confronti di lavoratori e sindacati sono inaccettabili. Il Fatebenefratelli è l’unica struttura sanitaria a non aver ancora applicato il CCNL rinnovato a ottobre 2020, e da allora abbiamo più volte cercato di trovare un accordo e fermare la scelta unilaterale di riconoscere solamente la metà degli avanzamenti economici previsti, ovvero quel 50% coperto dalle risorse regionali, oltre a dividere l’una tantum di 1000 euro in due tranches e spalmare gli arretrati da luglio 2020 fino a tutto il 2023. Una vergogna ancora maggiore se, mentre si negano diritti ai lavoratori, come abbiamo più volte denunciato, si sceglie di investire migliaia di euro al mese a società di consulenza”, precisano De Feudis, Cuozzo e Salmeri.

“Abbiamo ricevuto qualche rassicurazione, e poi più nulla è accaduto: dall’incontro del 17 maggio scorso, ottenuto dopo il presidio unitario di pochi giorni precedente, la situazione è anche peggiorata: l’ipotesi di individuare un nuovo referente per le relazioni sindacali è stata una mossa meramente dilatoria. Non è stato dato seguito a continuità incontri e il nuovo gruppo mostra sempre di più di essere interessato a tutto meno che a dare garanzie ai lavoratori su salario, posto di lavoro, i diritti”, proseguono.

Il 23 giugno, dalle 8.30 alle 10.30, torneremo in presidio con le lavoratrici e i lavoratori, confrontandoci con loro in Assemblea. Siamo pronti ad arrivare allo sciopero, pretendiamo chiarezza, trasparenza, relazioni sindacali adeguate e il pieno rispetto del valore e dei diritti di tutto il personale”, concludono De Feudis, Cuozzo, Salmeri.

La nota del 16 giugno