L’allarme lanciato ieri da Ama è l’ennesima crisi annunciata e ampiamente prevista di un sistema insostenibile e fragile, dovuta in primis alla non autosufficienza della Capitale, che, per dimensioni e popolazione, pesa per il 70% sulla complessiva produzione di rifiuti dell’intera regione.
“Si certifica, come già diciamo da tempo, il fallimento dell’ultima gestione da parte di Roma Capitale, che, piuttosto che dare gambe e forza all’azienda capitolina e invece di aprire un percorso di confronto condiviso e costruttivo con le forze politiche e sociali del territorio metropolitano e regionale, ha preferito la via dell’immobilismo. Per poi chiedere, in ritardo e colpevolmente, aiuto all’esterno, dallo Stato agli altri territori e regioni”, dichiarano Natale Di Cola, Cgil Roma e Lazio, e Giancarlo Cenciarelli, Fp Cgil Roma e Lazio.
“Un copione che i cittadini romani conoscono a memoria, e un degrado ambientale e civile che toglie dignità alla capitale e a tutta la regione. Il rischio emergenza sanitaria ha portato questa amministrazione alle soglie del commissariamento, che continuiamo a ritenere, nell’immediato, l’unica via possibile per uscire dall’impasse ciclico di un sistema sempre alle soglie del crollo e del conseguente spettro di un disastro ambientale”, aggiungono.
“Certificato il fallimento del quinquennio Raggi, che ha disatteso il patto per il decoro siglato nel 2019, il tema necessariamente impatta sui toni della campagna elettorale: chiunque si candida a governare la Capitale per i prossimi 5 anni, dovrà affrontare con coraggio un’eredità pesante, aggravata dalla saturazione del carente sistema di impianti e dalla mancanza di sbocchi, che hanno reso strutturale la dipendenza dai privati e da altre regioni. Mentre quel che poteva essere fatto, non è accaduto. Dagli investimenti su mezzi e personale alla previsione di una dimensione industriale all’azienda, alla disastrosa gestione degli appalti sulle utenze non domestiche, costata licenziamenti e pessima gestione del servizio”, proseguono Di Cola e Cenciarelli.
“Allo stesso tempo, AMA è ancora e sempre più un pessimo datore di lavoro: in secondo piano la sicurezza, dai protocolli Covid alla prevenzione delle malattie professionali. Peggiorano le condizioni di lavoro sui mezzi vetusti, nelle officine, nei cimiteri. Le aggressioni sono all’ordine del giorno, e i lavoratori, al di là delle dichiarazioni di solidarietà dai vertici, sono sempre più soli e sempre più a rischio. Le assunzioni previste dal 2017 sono andate a rilento, mentre le opacità su promozioni e selezioni hanno valso ad Ama un esposto alla Corte dei Conti”.
“Solo un piano industriale degno di questo nome, che preveda impianti in grado di portare Roma all’autosufficienza, e il rilancio dell’azienda che vada verso la definizione di una multiutility di portata almeno regionale, potranno dare respiro, in prospettiva, a un sistema così sofferente e strutturalmente critico, ed evitare le sproporzionate ricadute a catena su territori che nel tempo hanno dato risultati migliori in termini di autonomia. Questa è la sfida prioritaria del prossimo futuro: Roma ha il dovere istituzionale e morale di governare questo processo, per chiudere il ciclo e raggiungere sostenibilità ed autonomia, oltre che per restituire dignità e tutela ambientale ai cittadini di Roma e delle altre province”, concludono i sindacalisti.