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GLI AUMENTI DI STIPENDIO PROPOSTI SONO INSUFFICIENTI

L’inflazione del triennio, circa il 17%, ha fatto perdere potere d’acquisto ai nostri stipendi, fermi al 2021 e gli aumenti proposti dal Governo coprono solo il 5,78%, una parte dei quali il Ministro Zangrillo vuole distribuire sul salario accessorio e non sul tabellare.Se le risorse fossero messe solo sul tabellare, al netto degli anticipi di dicembre scorso (pari al 48% dell’importo proposto),  orientativamente queste sarebbero le cifre nette in busta paga: 

OPERATORI 57 euro

ASSISTENTI 60 euro

FUNZIONARI 73 euro

ELEVATE PROFESSIONALITA’ (non presenti in AdE) 100 euro 

Non ci sono risposte sulla richiesta di adeguamento del buono pasto almeno a 10 euro e sul superamento del tetto ai Fondi Risorse Decentrate (FRD). 

Per la Cgil questi importi non sono sufficienti. Sulla stessa posizione la Uil.

Cisl e Confsal-UNSA sono invece pronte a sottoscrivere a queste condizioni. 

I conti presentati dall’Aran confermano quanto abbiamo sostenuto sin da subito circa la loro assoluta insufficienza.Infatti, per il 2022 e il 2023 non c’è un euro di arretrati e quindi il personale del comparto sarebbe già stato pagato con i pochi euro già incassati a titolo di “indennità di vacanza contrattuale” (dai 10 ai 15 euro al mese circa). 

L’Aran ha pure spiegato che la famosa “una tantum” corrisposta nel 2023  non verrà rinnovata e, in ogni caso, era “salario accessorio” (tradotto: non era stipendio e non produceva alcun effetto di natura previdenziale). Tutte cose, queste, che noi abbiamo denunciato e continuiamo a denunciare da quando abbiamo visto la legge di bilancio 2023 e quella successiva per il 2024 (ricordate il volantino sul gioco delle tre carte?).

Il Ministro Zangrillo continua a fare direttive senza confronto, ci penalizzano sulle pensioni, circola insistentemente l’idea di trasformare la valutazione della performance in pagelline, limitano lo smart working e non ci sono assunzioni adeguate a compensare la drammatica carenza di organici.  

Dal governo abbiamo solo segnali di depotenziamento dei contratti e del potere d’acquisto delle retribuzioni pubbliche ed è per questo che all’azione negoziale è necessario aggiungere la capacità di mobilitazione e di lotta per migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tutti i dipendenti pubblici. 

Senza risorse aggiuntive che con la prossima legge di bilancio dovranno essere messe a disposizione, il contratto collettivo nazionale di lavoro non sarà in condizione di risolvere i problemi che abbiamo di fronte e, per questo, non sarà per noi sottoscrivibile.  

Gli incontri con l’Aran proseguiranno martedì 8 ottobre. 

Come sempre vi terremo aggiornati. 

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