Non è la prima volta che la Fp Cgil di Roma e del Lazio denuncia, a tutti i livelli, i concreti rischi per la sicurezza fiscale e dei lavoratori, dovuti a lacune gestionali negli uffici doganali dell’aeroporto di Fiumicino. Anche con l’entrata in vigore del sistema automatizzato delle fatture per il rimborso IVA, è emerso un possibile rischio di frode ai danni dello Stato che può vedere coinvolti nelle indagini, loro malgrado, anche i lavoratori.
“Per capire quanto sia semplice la frode – denuncia la Cgil di Roma e Lazio – basta sapere dove è collocato e cosa fa attualmente l’Ufficio Transiti doganale al Terminal 3 di Fiumicino. L’ufficio si trova dopo i controlli di sicurezza, e viene coinvolto sul controllo di fatture italiane unicamente se la procedura telematica, solitamente effettuata dalle società private di rimborso, dia come esito codice rosso (Visita Merce). Resta invece in capo alla dogana il controllo sulle fatture straniere. Le società di rimborso non possono verificare l’effettiva presenza della merce al seguito del passeggero, né la corrispondenza tra quanto spedito e quanto dichiarato”.
“Dall’introduzione del sistema Otello, ora adeguato all’obbligo di fatturazione elettronica – prosegue il Sindacato – abbiamo denunciato più di una lacuna sia dal punto di vista organizzativo, sia nel rapporto con le società di rimborso, a partire dall’armonizzazione degli orari di apertura, che è andato ad aggravare una situazione già critica per le forti carenze strumentali e di personale lì impiegato. Quel che può accadere oggi è che un passeggero, una volta ottenuto il rimborso, con o senza merce nel bagaglio a mano, invece che partire può uscire dall’aeroporto, raggiungendo le uscite degli arrivi, sia del Terminal 1 che del Terminal 3. È evidente che i funzionari doganali dell’ufficio transiti, che, ricordiamo, sono ufficiali di polizia tributaria adibiti alle attività di contrasto all’evasione fiscale, non hanno il compito di “scortare” fino all’aereo il passeggero, né la guardia di finanza posta alle uscite ha l’obbligo di controllare i beni in possesso dei passeggeri, a meno che questo non accada per una segnalazione o per casualità”.
Fino al 2015, le postazioni doganali al terminal 3 erano tre (Partenze, Transiti e K). Il rimborso in contanti era possibile unicamente nella postazione denominata K, situata dopo il controllo passaporti, da dove era di certo più difficile uscire, anche se non impossibile. Una delle criticità registrate accadeva al momento della spedizione della merce da stiva dalla postazione doganale collocata alle Partenze del Terminal 3 tramite il nastro dedicato. In casi di grande affollamento di passeggeri, per il funzionario doganale era impossibile verificare visivamente l’effettiva partenza del bagaglio sul nastro, anche avendo monitor dedicati. In questo caso, per la prima volta, l’amministrazione ha ammesso le criticità operative e ha provveduto a modificare il flusso dei passeggeri, fermando l’utilizzo dei nastri dedicati, che diventerà operativo dal prossimo 15 Gennaio, e stabilendo un maggior coordinamento tra controllo doganale, società di rimborso e compagnie aeree. Restano tuttavia le criticità in caso la merce sia nei bagagli a mano. Stesso problema al Terminal 1, dove la procedura è diversa. Non essendo presenti le compagnie private di rimborso, il passeggero, sia per ricevere il rimborso della merce spedita in stiva, sia per il controllo della merce in bagaglio a mano, deve comunque recarsi presso la postazione transiti della Dogana e delle compagnie di rimborso, situate dopo il controllo sicurezza, da dove, come già accennato , una volta ricevuto il rimborso IVA sui propri acquisti, potrà liberamente uscire con la merce raggiungendo gli arrivi di entrambi i terminal, anziché partire.
“Non saremo mai silenti – conclude la nota – di fronte a potenziali rischi per la legalità, che vanificano gli sforzi fatti verso la semplificazione e maggiori controlli. Da sola, la procedura telematica non basta: una qualsiasi carenza nell’attuazione e nella gestione del sistema, può vanificare gli sforzi fatti dall’amministrazione centrale nel contrasto all’evasione, mettendo a rischio gli stessi lavoratori impiegati nei controlli, e la credibilità della stessa Agenzia. Nel 2017 abbiamo denunciato le criticità presso l’Ufficio doganale Roma 2, e poi successivamente nel 2018 a tutti i livelli dell’Agenzia; non si può trascurare che su queste problematiche c’è stato un intervento della magistratura a cui è seguito l’arresto di tre funzionari. Ciò non ha comunque prodotto significativi interventi organizzativi, quanto, piuttosto, si è stati celeri nel penalizzare gli stessi lavoratori, nostri delegati, che hanno sporto denuncia. Con l’ultima disposizione, qualcosa viene corretto, ma non basta: stiamo parlando di rimborsi di centinaia di migliaia di euro che ogni giorno lo Stato rifonde, a norma di legge, ma in caso di frode sui rimborsi è sempre lo Stato a rimetterci. È necessario un intervento deciso che garantisca appieno la sicurezza e non arrechi potenziali danni ai lavoratori.
Se non si interverrà rapidamente e in modo organico su tutta la filiera dei controlli, siamo pronti a intraprendere tutte le azioni di contrasto e di tutela per i lavoratori”.