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Appalti AMA, Cgil Cisl Fiadel: “Raggi tolga la firma dai licenziamenti. Multiservizi e le altre società non attiveranno gli ammortizzatori” 

Nonostante la richiesta dell’amministratore unico di AMA Spa Stefano Zaghis, suggerita anche dalla Prefettura, di attivare gli ammortizzatori sociali per permettere di governare un percorso molto complicato, Roma Multiservizi e le altre società dell’Ati che ha deciso di abbandonare l’appalto per la raccolta del porta a porta delle Utenze Non Domestiche, non procederanno con il Fondo di Integrazione Salariale e invieranno le lettere di licenziamento. Questo quanto comunicato nel tavolo tenutosi oggi pomeriggio, con una chiara scelta di vanificare ogni possibile soluzione permessa dalle norme vigenti e ancora in discussione con Roma Capitale e AMA Spa. Sostengono di non poter attivare il Fis perché non previsto in caso di cessazione delle attività. Attività che cessa, lo ricordiamo, perché non accettano di proseguire un appalto che hanno vinto, decidendo di partecipare al bando.

Dopo anni si conferma lo schema di sempre: una società controllata da AMA, ma ormai fuori controllo, continua a usare i lavoratori come ostaggi.  A poco serve l’offerta di Roma Multiservizi di una possibile ricollocazione, ma con altro contratto nazionale e senza alcuna garanzia su orari di lavoro e retribuzione, per una parte dei 270 lavoratori, gli oltre 80 che attualmente sono impiegati dalla capofila. Un prendere o lasciare che serve per ricattare ancora una volta i lavoratori, a cui di fatto si offre un’incognita: o il licenziamento o l’arbitrio del padrone.

In tutto questo pesa il silenzio della Sindaca Virginia Raggi, che rimbomba in una città ormai priva di governo, che abbandona le persone. Questo silenzio è di fatto una firma su quelle lettere di licenziamento, che non dà risposte nemmeno alla mozione approvata ieri dall’Assemblea Capitolina. Nei prossimi giorni, a prescindere da tutto, saremo obbligati a scendere in piazza, assumendoci tutti i rischi del caso, per contrastare questa cinica operazione di chi, dopo aver vinto un appalto, decide di uscire, con il benestare del proprio azionista e grazie all’ignavia delle istituzioni.