Approvati nella legge di bilancio regionale i due emendamenti che iniziano a riportare ordine nel sistema della sanità privata accreditata: da mesi, con una petizione sottoscritta da oltre 10 mila lavoratori e che raccoglie tutti i punti della complessa vertenza, incrociando il livello nazionale del rinnovo contrattuale con le norme che disciplinano il sistema regionale, siamo impegnati con Cisl e Uil per migliorare le condizioni del lavoro e dei servizi. Siamo arrivati allo sciopero, il 14 dicembre, e continuiamo a portare avanti la nostra battaglia per la dignità del lavoro, regole, trasparenza e legalità nel settore, proseguendo il confronto con le parti datoriali e con la Regione per i punti che restano ancora aperti, dai requisiti alla disciplina sui bilanci. Con la definitiva approvazione dei due emendamenti proposti dalla maggioranza, registriamo i primi passi, non esaustivi ma di certo indicativi di un’assunzione di responsabilità da parte del governo regionale. Il primo emendamento frena il precariato e il ricorso ai contratti “pirata”, introducendo il principio secondo cui le professioni sanitarie impiegate nei servizi alla persona, come previsto dagli standard organizzativi e quindi ai fini dell’accreditamento della struttura sanitaria, dovranno avere con essa un rapporto di lavoro regolato dai CCNL sottoscritti dalle associazioni del settore maggiormente rappresentative. Il secondo stabilisce chiaramente che le case di riposo potranno accogliere solo persone autosufficienti, introducendo maggiori controlli al fine di tutelare l’utenza e i lavoratori.
Per il terzo settore, arriva un’ importante risposta alla stretta governativa nazionale sulle politiche di accoglienza. Con l’importante stanziamento di 600 mila euro per la seconda accoglienza e l’integrazione dei migranti vulnerabili (soprattutto vittime di violenza, tratta e tortura, donne con bambini che pur con regolare titolo di soggiorno andrebbero in strada), si dà sostegno al sistema Sprar, ampiamente penalizzato dal decreto sicurezza. Risorse destinate a rimborsare le spese per i servizi che con il decreto vengono ridotti, riducono il drastico impatto sociale che le limitazioni imposte dal Governo causerebbero, interrompendo quei percorsi di inserimento e inclusione che si reggono sul sistema di seconda accoglienza. E, con il sostegno alla continuità dei servizi, anche il lavoro nel terzo settore può beneficiarne: una possibilità di tutela per i tanti assistenti sociali, mediatori e professionisti impiegati nella rete di accoglienza all’interno di cooperative assegnatarie dei servizi.
Non ultima, la novità positiva per i lavoratori delle società partecipate regionali, come LazioCrea ed altre, anch’essa frutto del lavoro e dell’impegno dei nostri delegati e dell’organizzazione: a loro viene esteso il Piano di assistenza sanitaria integrativa, finora unicamente destinato al personale dipendente della Giunta e del Consiglio.
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