Oggi si è finalmente aperto il tavolo sulla mobilità. Un fatto importante, anche tenuto conto delle difficoltà del sistema di relazioni sindacali in Ama, ed una opportunità che va colta per rimettere in trasparenza il sistema dei trasferimenti. Dopo le tante sollecitazioni unitarie di questi mesi, e le lettere di contestazione dei trasferimenti effettuati al di fuori delle regole previste dal contratto nazionale (leggile cliccando qui), l’azienda oggi ha mostrato aperture apprezzabili che vanno nella direzione di una maggiore trasparenza ed evidenza pubblica (leggi il verbale di incontro). L’azienda ha di fatto accolto una proposta sindacale importante, quella del portale per la mobilità, che permetta di rendere pubbliche le graduatorie e quindi ai lavoratori di capire in base a quale logica un trasferimento viene concesso o negato, o ad esempio di presentare e monitorare on line le proprie domande di trasferimento. Misureremo al tavolo tecnico convocato per l’11 giugno se le buone intenzioni espresse oggi saranno seguite dai fatti. In quella sede, oltre a discutere le nuove regole per stilare le graduatorie, verranno analizzati i trasferimenti effettuati in questi mesi senza informativa o esame congiunto.
Se da una parte le organizzazioni sindacali sono disponibili a mostrare flessibilità sui tempi, vista la complessità aziendale, dall’altra non possiamo accettare che non venga rispettato l’articolo 34 del contratto e che le rappresentanze sindacali non vengano nemmeno convocate.
Di seguito riproponiamo uno stralcio del Documento Programmatico 2019, approvato l’11 gennaio all’attivo dei delegati della Fp Cgil in Ama, che sintetizza la nostra posizione al riguardo.
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Mobilità trasparente
In AMA è diffusa, e non a torto, la convinzione che per ottenere un trasferimento si debba ricorrere a meccanismi sotterranei e a favoritismi. Che si debba avere un santo in paradiso. Da questo punto di vista la totale assenza di trasparenza nelle regole, nella composizione delle graduatorie e la mancanza di evidenza pubblica non fanno che avvalorare certe convinzioni. A peggiorare questa situazione si inseriscono i troppi ordini si servizio, il cui percorso amministrativo appare quantomeno opaco e che spesso (quasi sempre) non rispettano i tempi e le modalità previste dal contratto nazionale di settore.
Serve una regolamentazione trasparente della mobilità (modalità di presentazione delle domande, durata delle graduatorie, modalità di composizione delle stesse, pubblicità delle informazioni) che permetta a tutti di capire quali regole governano i trasferimenti. Il sindacato ha troppo spesso esercitato un ruolo improprio e deve tornare ad essere garante delle regole a tutela dei lavoratori tutti, sindacalizzati e non. Ma l’azienda deve abbandonare un atteggiamento padronale e un decisionismo goffo quanto inefficace che, oltre a deprimere i lavoratori, mal si concilia con la natura pubblica dell’azienda.
Sui settori operai è necessaria una ricognizione che permetta di capire se è possibile effettuare un’operazione di riavvicinamento di chi oggi, e sono tanti, opera a troppa distanza dal proprio domicilio. Un’operazione che, per quanto complicata, renderebbe più semplice per molti la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, oltre a garantire maggiore puntualità viste le difficili condizioni di viabilità della Capitale.