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Roma Capitale, basta demagogia! La Cgil non ci sta. Vogliamo risposte

A tutte/i le/i Lavoratrici e Lavoratori di Roma Capitale

Dispiace constatare che questa Amministrazione con il passare dei giorni sia sempre meno incline ad accettare, su temi delicati, un confronto che sia degno di questo nome. Assistiamo increduli come sempre più spesso, nella dialettica del confronto con le parti sociali, idee e posizioni diverse non solo vengono mal sopportate, ma scatenano reazioni dove i rappresentanti di questa Amministrazione rivendicano per essa e per se stessi una specie di superiorità morale sulla quale poggia la propria azione in tutte le cose fatte o da fare, anche quelle sbagliate. Un mantra incomprensibile e ossessivo dove trova spazio anche il ricondurre ogni “se” o “ma” all’attacco politico, alla campagna elettorale, qualche volta a risentimenti personali. Un minestrone del tutto e di più dove oggi puntualmente l’unico ingrediente assente è quello del merito delle cose. E’ nella natura di questa Organizzazione mettersi in discussione e dare conto del suo operato a chi rappresenta e per questo riteniamo doveroso e ormai improcrastinabile puntualizzare con voi e non solo, gli ultimi accadimenti e la posizione della CGIL. Abbiamo rappresentato per iscritto e più volte all’Amministrazione le disfunzioni organizzative nelle quali si trovano ad operare quasi tutti gli uffici di Roma Capitale. Disfunzioni aumentate a dismisura a causa dell’emergenza da Covid-19. Da marzo scorso abbiamo chiesto, come da accordo nazionale, di condividere nell’emergenza COVID-19 le cosiddette fasi (Fase 1 – Fase 2 – Fase3), al fine di rendere omogenee l’applicazione delle prescrizioni previste nei vari DPCM e l’evolversi di queste in coerenza con l’andamento del contagio. Niente di tutto questo. L’Amministrazione ci ha concesso un paio di incontri, evidentemente fatti solo per espletare l’aspetto formale, poiché abbiamo assistito poi ad un proliferare di atti unilaterali attraverso l’emanazione di circolari dove venivano date indicazioni che troppo spesso su molti argomenti dicevano tutto ed il contrario di tutto.

Una sorta di mare magnum che nella sostanza scaricava ai dirigenti e ai direttori delle varie strutture di Roma Capitale la responsabilità di assumere decisioni. Decisioni che in assenza di indicazioni chiare ed inequivocabili spesso sono state applicate, su uno stesso argomento, con modalità diverse e contrastanti tra di loro e paradossalmente tutte valide in un rimpallo di responsabilità imbarazzante A nulla sono servite le innumerevoli richieste di incontro e sollecitazioni per condividere soluzioni comprensibili ed omogenee. Risultato: il caos più totale.

Denunciare questo stato di cose per qualcuno è un attacco politico? C’è un intero settore, quello educativo-scolastico, in cui abbiamo dovuto dichiarare lo stato di agitazione e a nulla è valso l’invito del Prefetto a ristabilire un percorso condiviso. L’Assessora alla scuola ha risposto alle nostre osservazioni con un: “fate come vi pare, arrivederci” e nessun cenno di disponibilità da parte della Sindaca alla quale abbiamo chiesto di intervenire organizzando un presidio sotto il Campidoglio. Non stavamo rivendicando soldi o avanzamenti di carriera ma sicurezza, sicurezza da Covid-19. Ci saremmo aspettati, almeno in questa occasione, che la Sindaca o chi per Lei, fossero venuti ad ascoltare la voce delle lavoratrici, le criticità delle condizioni lavorative in cui versano, magari rubando un po’ del tempo prezioso che viene dedicato con molta assiduità sui social network, attraverso i quali qualche volta si usano strumentalmente i valori morali, nel tentativo di censurare il comportamento di chi non si allinea al messaggio del “va tutto bene” Per non parlare della gestione complessiva dell’emergenza da Covid-19 che ormai investe tutte le categorie. Quotidianamente inviamo note all’Amministrazione segnalando gravi criticità che ci vengono riportate dai dipendenti nella ricerca di soluzioni. Nessuna risposta. Giorno dopo giorno, con il moltiplicarsi dei contagi, il caos regna sovrano. I dipendenti hanno la sensazione di essere abbandonati a se stessi ma l’unica cosa che sembra interessare in questa fase all’Amministrazione è dare l’immagine che va tutto bene o quasi e invece di dare risposte serie, indicazioni chiare e tempestive sulle sanificazioni (per le quali stiamo interessando le autorità competenti), sullo smartworking, sul moltiplicarsi dei contagi, sulle scuole, l’Amministrazione, forse nella ricerca di un facile consenso, lancia la “formidabile” iniziativa, dei tamponi salivari che i dipendenti effettueranno a proprie spese utilizzando l’IPA, Istituto che, a parte le vicende giudiziarie che lo hanno investito e che hanno portato la CGIL a non partecipare più alle elezioni finché non fosse ristabilita la piena trasparenza delle sue modalità operative e gestionali, non sembra, al momento, neanche in grado di garantire le prestazioni sanitarie ai propri iscritti in tempi adeguati. Nel frattempo i problemi rimangono insoluti e si sommano giorno dopo giorno parallelamente allo sviluppo del contagio che ormai si diffonde tra il personale tutto con un ritmo tale che non si può far finta di niente.

La CGIL non ci sta! Continueremo a denunciare le tante cose che non vanno e l’immobilismo che in questa fase sembra attanagliare l’ Amministrazione. Continueremo a stare al fianco dei dipendenti fuori da ogni logica elettorale e senza fare sconti a nessuna forza politica come fatto fino ad ora. Daremo sempre la nostra disponibilità al confronto vero e leale mettendoci la faccia come abbiamo sempre fatto e continueremo a fare, dando atto e riconoscimento per gli accordi sottoscritti ma rivendicando fino in fondo l’esercizio della vertenzialità laddove non si riesca a trovare una sintesi condivisa con la controparte. Queste sono le priorità irrinunciabili di questa Organizzazione. Questa è la nostra storia. Se poi qualcuno, nel tentativo di smarcarsi dalle responsabilità che il ruolo gli demanda, vede in tutto questo una propaganda in nome di una rapacità politica (viene in mente il detto popolare “il gatto della dispensa quello che fa pensa”), ce ne faremo serenamente una ragione senza arretrare di un millimetro. 

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