“L’emergenza Coronavirus ha reso evidente la necessità di incrementare il servizio sanitario pubblico nella regione a partire da posti letto e personale. Le 800 assunzioni lampo che sono state annunciate, e che si aggiungono alle 1000 concordate prima dell’emergenza, non bastano. Il numero va raddoppiato, programmando per quest’anno almeno 2500 assunzioni di medici, infermieri, operatori socio sanitari e ogni altra figura professionale necessaria, e altrettante per il prossimo, arrivando ad almeno 5000 nuove risorse nel biennio”, lo dichiarano Natale di Cola, segretario Cgil di Roma e Lazio, e Giancarlo Cenciarelli, Segretario Generale Fp Cgil Roma e Lazio.
“Se si vuole investire veramente nel sistema sanitario, si deve andare oltre l’emergenza con un vero cambio di passo, superando la precarietà, con un investimento straordinario per rilanciare i servizi. Porteremo oggi al tavolo con la Regione Lazio le nostre richieste: deve essere chiaro l’impegno ad assumere un ingente numero di personale, e ad assumere a tempo indeterminato. Le proposte di lavoro a tempo determinato rallentano le procedure: molti idonei infatti si trovano costretti a rinunciare a contratti a 12 mesi, non rinnovabili a fine emergenza, avendo già un impiego nel privato”, proseguono i sindacalisti.
“Il personale in servizio va tutelato. Sono loro che in prima linea stanno fronteggiando l’emergenza. Non solo gli operatori sanitari e socio sanitari delle strutture pubbliche e private accreditate, ma tutte e tutti i lavoratori del sistema appalti che garantiscono il funzionamento delle strutture, dalle pulizie, ai pasti, alla sanificazione, all’accoglienza e alla sicurezza. Servono protocolli chiari e adeguati dispositivi di protezione. La realtà è che ancora mancano DPI adeguati in molte aziende sanitarie, come guanti, tute, mascherine chirurgiche e FFP2 – FFP3. La carenza di dispositivi mette a rischio la salute di tutti. Secondo le direttive nazionali, regionali e delle singole amministrazioni, chi è venuto a contatto con casi positivi non è sottoposto a tampone: non possiamo accettare che i lavoratori mettano a rischio la propria salute, quella dei propri cari e dei cittadini che continuano ad assistere. Eventuali focolai che isolerebbero decine di infermieri, medici e operatori socio sanitari metterebbero in ginocchio il sistema. Servono subito direttive più stringenti, la priorità è difendere e tutelare la salute di tutti i lavoratori”, concludono Di Cola e Cenciarelli.