Il blocco ha rallentato la certificazione delle fatture e i relativi pagamenti a favore delle strutture accreditate. Cgil Cisl Uil: “Continua la nostra battaglia: via l’accreditamento a chi non rispetta le regole, non corrisponde i salari e utilizza i lavoratori per scaricare su di loro il rischio d’impresa”
È solo di qualche giorno fa l’iniziativa della Regione Lazio che si è costituita in giudizio di fronte alla Corte costituzionale per difendere la norma regionale che impone il rispetto del contratto collettivo di lavoro a tutte le strutture della sanità privata accreditata. Una battaglia, scrivono Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini , segretari regionali di Fp Cgil, Cisl FP e Uil Fpl, che stiamo condividendo e che stiamo combattendo da tempo in tutti i posti di lavoro in cui si mettono in discussione i diritti dei lavoratori. E proprio in questi giorni ci troviamo ad affrontare un’altra assurda posizione assunta da numerose Strutture Sanitarie che la Regione Lazio accredita con il servizio sanitario pubblico per consentire ai cittadini di curarsi.
Le note vicende di hackeraggio dei sistemi informatici della Regione Lazio hanno causato dei rallentamenti delle procedure di certificazione delle fatture che consentono il pagamento delle prestazioni erogate in nome e per conto del servizio sanitario regionale e che gli imprenditori di queste strutture sanitarie hanno immediatamente utilizzato per scaricare il loro rischio d’impresa direttamente sulle spalle dei lavoratori sospendendo o rinviando il pagamento delle retribuzioni stipendiali. Si tratta di infermieri e di personale sanitario che senza mai interrompere il proprio lavoro ha assicurato e continua ad assicurare le cure a chi ne ha bisogno ed è stato baluardo irrinunciabile nella lotta alla pandemia.
È inaccettabile che chi accreditandosi con il sistema pubblico, che i dati dei bilanci dei grandi gruppi della sanità privata indicano come un’attività che non subisce crisi e che aumenta i ricavi, svolgendo tra l’altro un’attività imprenditoriale in un sistema protetto quale quello pubblico, non venga chiamato dalla Regione Lazio a svolgere i propri compiti istituzionali assumendosi le responsabilità proprie di chi fa impresa ad iniziare dalla corretta e puntuale erogazione delle spettanze stipendiali.
“La nostra azione non si fermerà mai fino a quando dumping, sfruttamento e pratiche opache non saranno debellate e ricorreremo ad ogni azione , anche legale, per ripristinare la legalità e i diritti dei lavoratori”.
“La Regione è chiamata ad intervenire tempestivamente per sanzionare chi non rispetta le regole dell’accreditamento! In troppe strutture sanitarie private del Lazio si verificano attacchi ai danni di chi ogni giorno è in prima linea per la salute delle persone. Accordi pirata, disapplicazione dei ccnl, discriminazioni, vessazioni, turni e carichi di lavoro moltiplicati sono una vergogna che dobbiamo cancellare. Nella sanità accreditata come nelle Rsa, dove i lavoratori attendono da 9 anni un contratto degno di questo nome”, rimarcano i segretari regionali di categoria.
“Noi proseguiremo la nostra battaglia e non daremo tregua agli imprenditori che si comportano in modo disonesto. Chiediamo alla Regione di fissare regole più rigide per l’accreditamento: niente soldi pubblici a chi non rispetta i lavoratori e i contratti”, concludono Cenciarelli, Chierchia e Bernardini.