Lavoratrici e lavoratori delle strutture sanitarie private accreditate del Gruppo INI e del Gruppo Giomi sono in stato di agitazione per la non completa applicazione del nuovo contratto nazionale, atteso da 14 anni. Come in altre strutture di Roma e del Lazio, anche all’Ini Grottaferrata, Ini Medicus e Villa Dante (gruppo INI), Cristo Re, Villa Betania e Casa di Cura S.Anna – Policlinico Città di Pomezia (Gruppo Giomi), non vengono riconosciuti per intero i riconoscimenti economici previsti.
“Si prospetta il riconoscimento solo del 50% dell’una tantum da 1000 euro previsto dal contratto. La motivazione secondo cui si attendono le risorse della Regione, che copre per la metà i costi del rinnovo, è un alibi che continua ad essere utilizzato dagli imprenditori privati per non adempiere ad un dovere fondamentale verso i propri lavoratori, che è unicamente loro responsabilità”, denunciano Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma Lazio.
“Il rispetto del nuovo contratto, a partire dal pieno riconoscimento degli avanzamenti economici e, di conseguenza, all’applicazione di tutti gli altri aspetti normativi che il nuovo contratto prevede (dai tempi di vestizione alla formazione obbligatoria a carico delle strutture), è un diritto che i lavoratori hanno atteso per 14, lunghissimi anni e che ora continua a non essere riconosciuto. Siamo in attesa del confronto con la Regione Lazio, richiesto da Cgil Cisl e Uil, per affrontare le difficoltà specifiche e discutere complessivamente degli aspetti regolatori del sistema sanitario accreditato. I lavoratori, che erogano un servizio pubblico fondamentale al pari dei colleghi alle dirette dipendenze della sanità pubblica, hanno atteso abbastanza. E sono stanchi di essere utilizzati come arma di ricatto nei rapporti di forza degli imprenditori sanitari con le istituzioni”, proseguono Cenciarelli, Chierchia e Bernardini.
“Il rinnovo è arrivato nel pieno del periodo critico della gestione della pandemia: nessun lavoratore è venuto meno al proprio dovere e ha dato il massimo per garantire il funzionamento delle strutture e l’assistenza ai cittadini, mettendo a rischio la propria salute e sicurezza e accettando turni di lavoro massacranti, in una carenza di organico che riguarda spesso queste strutture da anni”.
“Le tante vertenze aperte ci portano ad alzare di nuovo il livello della mobilitazione, senza escludere il ricorso allo sciopero. È necessario accelerare sulla regolamentazione e la trasparenza della gestione di risorse pubbliche, definendo tutti gli aspetti che regolano il sistema per ridurre margini e opacità delle gestioni private, specie a livello finanziario, che hanno ricadute dirette sulle condizioni dei lavoratori, professionisti della salute che ogni giorno si curano della nostra salute, in strutture spesso di riferimento per i territori e l’intera regione al pari dei grandi plessi pubblici. I datori di lavoro privati hanno degli obblighi verso i propri lavoratori: è e continua ad essere una vergogna, sempre più intollerabile, che si nascondano puntando il dito verso ritardi o contenziosi con le istituzioni pubbliche. Il rispetto del lavoro e delle professionalità, insieme ai livelli e alla qualità del servizio pubblico che per gran parte garantiscono, devono sempre e comunque prevalere sull’interesse privato e sul profitto”, concludono.