Mattinata rovente sotto la sede Aris Lazio a Roma, per il presidio dei lavoratori e delle lavoratrici della sanità privata accreditata.
È la prima volta che non viene posta la sigla definitiva su un contratto nazionale dopo l’accordo sulla preintesa, raggiunto ormai da quasi tre mesi. Poi il vergognoso dietrofront dell’imprenditoria privata, che opera in accreditamento con il sistema sanitario nazionale, e che nel Lazio ha in mano il 40% delle prestazioni. Che in alcuni ambiti, come RSA e riabilitazione, arriva al 90%”.
“L’idea delle rappresentanze datoriali, ARIS e AIOP in primis, è in linea con la visione padronale complessiva, che sta tentando un nuovo attacco ai diritti, alla rappresentanza e al contratto, sarebbe quella di rinnovare i contratti a costo zero. Nonostante la garanzia delle istituzioni a coprire il 50% del costo del rinnovo, chiedono ulteriori garanzie a Ministero e Regioni. Addirittura tentando di rovesciare la responsabilità della mancata ratifica sui sindacati. Non ci fermeremo fino al contratto. E colpiremo là dove sono più sensibili: bloccando le strutture da cui ricavano profitti milionari erogando prestazioni sanitarie pubbliche, con risorse dei cittadini. Il 16 sarà sciopero nazionale: torneremo in piazza sempre più numerosi, e fermeremo i reparti e gli ambulatori”, commentano i segretari generali Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio, Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini.
“Chi opera con risorse pubbliche necessariamente deve trarne un profitto, ma non giocare d’ingordigia sulla pelle dei lavoratori, negando loro quanto dovuto. Se la sanità privata è una gamba importante dell’intero SSN (Lazio e Lombardia le regioni dove ha un peso maggiore), il sistema deve essere regolato, e la prima regola è l’applicazione di un contratto nazionale in linea con le retribuzioni e le tutele del pubblico. La regolamentazione del sistema degli accreditamenti è sempre più urgente, ed è quanto chiediamo alla Regione Lazio, proseguendo con ancor più incisività nella revisione dei requisiti e nel sistema dei controlli, togliendo l’accreditamento a chi non rispetta le regole. È assurdo per gli stessi cittadini essere curati da chi viene messo sotto ricatto e assunto con contratti pirata. Dopo il rinnovo del CCNL sanità privata, si dovrà mettere mano al contratto delle RSA, fermo da 8 anni e mai riconosciuto da Cgil Cisl Uil. Nel pubblico chi opera in RSA o in ospedale ha lo stesso contratto: i professionisti sanitari, con le stesse qualifiche e la stessa formazione, della sanità privata sono spesso precari, sotto ricatto dei datori di lavoro, assunti con contratti pirata, con un ribasso salariale del 30-40%. Salari più bassi, utili più alti: una vergogna che deve essere fermata. Se l’obiettivo è un contratto unico della sanità, lo step intermedio sarà un contratto unico per tutta la sanità privata”, proseguono i segretari generali.
“La mobilitazione comincia a portare risultati. Oggi, prima di ricevere la delegazione sindacale, il Direttore generale ARIS nazionale è sceso ad ascoltare la voce dei lavoratori e dando segnali d’apertura. Ma le parole non bastano: non ci fermeremo fino alla firma del contratto, e lo otterremo continuando la lotta. La mobilitazione non si fermerà finché ai lavoratori non saranno riconosciuti gli avanzamenti di tutele e salari che già con la preintesa erano stati messi nero su bianco”, concludono Cenciarelli, Chierchia e Bernardini.
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